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Gay & Bisex

Etero sesso dipendente.


di SergioMessina
06.09.2024    |    12.228    |    6 9.3
"Ora sento che torna nuovamente questa voglia compulsiva..."
Giuseppe e Giancarlo si conobbero in una famosa discoteca delle isole Eolie. Entrambi in campeggio libero, l'indomani pensarono di mettere le tende vicine l'una all'altra, se non altro per avere un poco di compagnia. Nel sistemare le tende però in quella di Giuseppe si ruppe un supporto, e quindi decisero di condividere quella di Giancarlo.
Giancarlo era un ragazzo di Palermo, 32 anni, fuori corso all'università, con una gran voglia di vivere, ma molto poca di studiare. Giuseppe un ragazzo venticinquenne di Messina, molto carino ma timidissimo. Entrambi si trovavano soli li nell'isola: Giancarlo lo aveva deciso in autonomia di venirci da solo perché aveva rotto con quella scassacazzi della sua ragazza ed aveva bisogno di cambiare aria, mentre Giuseppe era stato piantato dai suoi amici, che avevano deciso di andarsene perché c'era troppo caldo, ed uno si era sentito persino male.
I due legarono da subito. Giuseppe era gay però non lo dava molto a vedere, molto carino ma assolutamente timido ed inibito. Giancarlo un ragazzone alto, belloccio, anche se poco curato e con pancetta. Modi un poco aggressivi ma di fondo un "pezzo di pane".

Sistemate tutte le cose di Giuseppe nella tenda di Giancarlo, fecero quei pochi metri che li separavano dal mare, e si immersero in quello spettacolo di acqua cristallina e ricca di vita marina, godendosi tutta la sua frescura.
Poi Giancarlo si mosse verso la riva slacciandosi il costume e riponendolo sulla sabbia.

"Senti, io sono abituato a fare il bagno nudo. Ci sono venuto apposta qui perché è un posto poco frequentato ed anche se vede qualcuno non fa niente, perché qui nelle isole sono abituati. Se non hai niente in contrario ovviamente."

Giuseppe annuì un poco imbarazzato ed anche sorpreso, ma evidentemente anche incuriosito. Giancarlo, tutto nudo, era davvero sexy. Non un modello di bellezza chiaramente, ma il tipo che piace, e molto. Corpo non palestrato ma bello vigoroso e forte, culo naturalmente muscoloso, con qualche rotolo di ciccia sui fianchi e sull'addome, mitigato però da spalle possenti e da un petto villoso bello sodo. Ascelle pelosissime e pube circondato folti peli nerissimi riccioluti. Cazzo barzotto e prominente, pallone penzoloni.

La giornata trascorse felicemente, quasi sempre in acqua. Pure Giuseppe, ad un certo punto decise di abbandonare quel costumino a slip ed esporre il suo culetto liscio e bianchissimo alle inclementi fiammate dei raggi del sole. Era sicuro che si sarebbe scottato, ma si imbarazzava troppo a mettersi la crema proprio li di fronte a lui. Giuseppe era fatto così: si imbarazzava a qualsiasi cosa, e comunque ci teneva ad apparire maschio. Cercava il più possibile di non darlo a vedere.

Poi, dopo una scorribanda in paese, un aperitivo ed una pizza, si ritirarono in tenda e si prepararono per la notte. Giancarlo si lasciò su la mutanda vecchia e sdrucita, mentre Giuseppe gonfiò il materassino e si mise dei pantaloncini.
Il sonno a Giuseppe arrivò quasi subito: la giornata di mare era stata sfiancante. Mentre Giancarlo sospirava e si girava nel giaciglio, nell'attesa di non si sa cosa.
Poi Giuseppe si accorse che Giancarlo nella notte era uscito dalla tenda. Lo vide da lontano in piedi sul bagnasciuga. Pensò che stesse pisciando perché la posizione era quella. Poi si avvicinò di più e vide chiaramente che si stava facendo una sega. Giancarlo si accorse che lo stava guardando.

"Scusami tanto, non ti preoccupare. Ora vado di la più lontano dietro l'albero. E' che io ho bisogno di fare sta cosa. Non riesco a stare tanto senza sborrare. Poi non dormo. Non riesco proprio a dormire. Lo so che può fare schifo la cosa e mi scuso, ma pensavo che dormissi."

Come detto, dopo tante scuse, Giancarlo si allontanò dalla tenda, dietro un filare di alberi più appartati.
Giuseppe aveva capito la situazione. D'altra parte aveva rotto con la sua ragazza da più di due settimane, giù in paese malgrado ci provasse con tutte, non aveva concluso niente, e quindi era comprensibile che avesse voglia.
Solo non capiva perché questa voglia irrefrenabile che gli impediva pure di dormire. A lui non succedeva. Rapporti sessuali veri e propri ne aveva avuti pochissimi, perché con il suo carattere così timido difficilmente riusciva a concludere qualcosa. Ma anche se non lo faceva da molto, non lo aveva questo stimolo così forte, che evidentemente invece Giancarlo sentiva.

Fu l'indomani che chiarirono meglio la questione.

"Scusami per ieri notte Giuseppe. Posso dirtelo chiaramente ora: io ho un problema con il sesso. Sono stato anche dallo psicologo anni fa. E' una mania ossessiva compulsiva. Anni fa ci ero andato quasi fuori di testa. Volevo sesso di continuo. Lo facevo con chiunque. Mi sono ficcato anche nei guai per questo. Poi con quella ragazza con cui stavo la situazione si era quasi normalizzata. Ora sento che torna nuovamente questa voglia compulsiva. Mi crea disagio la cosa, sono giorni che ci combatto pensando ad altro, ma non so come venirne fuori."

Poi, per tutta risposta, si alzò di scatto e si allontanò nuovamente dietro quel filari di alberi.
Giuseppe rimase molto scosso da quanto gli aveva appena detto. Più di tutto gli rimbombava in testa quella frase - lo facevo con chiunque -, che lasciava dietro ogni immaginazione.
Fu così che spinto dalla situazione davvero surreale, invece di assumere il solito atteggiamento timido e magari allontanarsi ulteriormente, decise di raggiungere Giancarlo dietro gli alberi.
Lo vide accovacciato per terra, a minchia dura dura con espressione esausta anche perché c'era già un gran caldo.

"Che è, ti piace? Un po' lo avevo sospettato devo dire, ma non avevo la certezza. A me non piace tra maschi ma se vuoi puoi rimanere. Già fatto qualche volta ma mi lascia un vuoto dentro. Se vuoi me lo puoi pure toccare non c'è problema, però se ti dico basta è basta."

Giuseppe non lo toccò subito. Fece in modo che si abituasse alla sua presenza, poi lo toccò prima sulla coscia e successivamente fece scorrere le sue mani verso quel bel paletto dritto in mezzo alle gambe.
Giancarlo non si scompose più di tanto, lo guardò dritto negli occhi, con espressione lasciva, facendo si con la testa.

"Ti piace pure in bocca? E prendilo dai? Se senti un odore brutto dimmelo che mi vado a sciacquare a mare."

L'odore di cazzo c'era, ma non era così cattivo. Il suo cazzo sapeva di mare, di telline, di iodio.
Giuseppe mise in campo tutta la sua esperienza, poca a dire la verità, ma Giancarlo gradiva anche la sua poca esperienza, e la sua timidezza lo arrapava. Uno troppo sfrontato e diretto non lo avrebbe tollerato bene. Il fatto che Giuseppe fosse così timido invece gli dava carica.
Fu così che tra una leccata di coglioni ed una lunga succhiata al cazzo, passò un tempo interminabile. Malgrado Giancarlo fosse duro duro già dall'inizio, era ancora lontano dal sentire lo stimolo per sborrare.

"Devi sapere che è una caratteristica di chi ha il mio problema di sesso dipendenza, quello di impiegare moltissimo prima di venire. Anzi, io dopo un bel poco vengo, ma alcuni non riescono neppure a fare quello. Rimangono duri anche una giornata. E' una condanna. Non deve essere una cosa molto piacevole. Poi, considerato che tu sei maschio, è ancora più difficile che vengo. Devi fare del tuo meglio, altrimenti mi lasci così e devo fare da solo. Che io magari conosco meglio come fare. Ci sono dei movimenti particolari che mi stimolano di più, ma solo io sono in grado di sapere come e quando farli. Pure con la mia ragazza succedeva che poi dovevo fare io con la mano."

Giuseppe continuò a fare più o meno come prima, succhiando e stimolando coglioni con più intensità, ma malgrado un casino di liquido prostatico che colava, non successe nulla di che. Duro in un modo esagerato, godimento forte che trapelava dalla sua espressione, ma non veniva.
Poi Giancarlo si alzò e si avviò verso la tenda. Ritornò con un preservativo.

"Dai, proviamo così che forse riesco. Se ti scopo dietro magari ho un controllo maggiore e riesco a sborrare. Appoggiati all'albero e chinati un poco che forse ci siamo. Mi rendo conto che a farselo fare nel culo troppo a lungo non è bello. Se vedo che non riesco ti lascio andare non ti preoccupare. Però tu stai buono e fammi fare se no non combiniamo niente."

Giuseppe era un poco perplesso anche perché Giancarlo dava la cosa quasi per scontata, e dal suo punto di vista non lo era per niente. Lo aveva già fatto fare ma in una situazione del tutto diversa, con un ragazzo con cui aveva avuto una breve relazione affettiva. Ma li si trattava di fare da cavallina ad uno che non sapeva neppure quanto lo avrebbe tenuto li a subire i suoi affondi. La situazione si preannunciava per nulla facile. Anche se Giancarlo era un ragazzo gentile, questo suo desiderio di sfogarsi era irrazionale e sicuramente gli avrebbe preso la mano.
Ed infatti fu una prova durissima. Messo nella posizione idonea, a pecorina con una gamba ben sollevata, infilato il preservativo e lubrificato il cazzo con la saliva, Giancarlo glielo infilò di colpo. Un colpo devastante che lo fece sussultare e muovere da quella posizione.

"Ti avevo detto di non muoverti. E che cazzo! Adesso è uscito e lo devo infilare nuovamente. Fammi fare, dai, stai buono un attimino e non ti muovere dalla posizione in cui ti metto. Stai fermo almeno un paio di minuti, il tempo che iniziamo ad avviare e poi ti metti come vuoi tu."

Il secondo affondo fu più lento, ma comunque inesorabile. In realtà la posizione rimase quella. Questo motorino di avviamento non si avviava. Giuseppe involontariamente si muoveva, sia per la posizione scomoda, ma anche perché gli affondi erano belli profondi e facevano male. Ad un certo punto Giancarlo gli afferrò un piede e fece in modo che rimanesse con una sola gamba in appoggio. Giuseppe a quel punto non poteva muoversi più, se non saltellando. Gli affondi furono come delle martellate dentro le budella. Profondi, rapidi, continui, inesorabili.
Dopo un bel poco di questo trattamento, comunque Giuseppe iniziava a godere di culo, dimenticando il dolore e sentendosi in un momento di estasi che non aveva mai provato prima con nessuno. Culo completamente rotto e dilatato, ma una bella soddisfazione, per certi versi esaltante.

"Baciami in bocca porco cazzo. Fammi sentire il sapore della tua saliva porcone."

Giancarlo non lo baciò in bocca, ma gli chiese di aprirla e poi ci sputò dentro.
Era all'apoteosi della porcaggine, ma ancora lontano a spruzzare. Lo pregò ancora una volta di stare buono e non muoversi, e continuò a trapanarlo come non ci fosse un domani. Sempre nella stessa posizione.
Andò avanti ancora moltissimo. Iniziavano ad essere entrambi più rilassati e Giuseppe si sentiva più a suo agio in quella posizione. A quel punto il piede Giancarlo glielo lasciò andare in terra, anche se gli chiese di aprire il più possibile le gambe e di piegare un poco le ginocchia per farselo entrare tutto fino infondo.
Sentiva i suoi coglioni sbattergli contro ad ogni affondo, e la cosa era di una goduria estrema. Ma nulla ancora. Neppure lontanamente lo stimolo a sborrare.
Fu solo dopo più di un'ora, sempre dentro a stantuffare con energia, che Giancarlo inizio ad avere il respiro affannato. Iniziava a godere, Giuseppe ne era certo.

"Stai per venire?"
"Non lo so, forse si. Stai fermo però."

Il sospiro divenne ad un certo punto ancora più sibilante. Giuseppe si sentì afferrare in modo possente dal collo e dalle spalle da quelle manone gigantesche. Giancarlo intensificò i suoi affondi belli profondi dentro il culo, e venne con un gemito impetuoso ed inarrestabile. La sua voce era rotta e rauca.

"Sto sborrando porca della puttana! Ah, ah, ah."

A Giuseppe bastarono pochi secondi per venire subito dopo, toccandosi solo la cappellina. Giancarlo si accasciò esausto e tutto sudato.

"Ho sborrato nel culo di un maschio. Sono un gran porco accidenti a me ed alla mia mania del sesso. Me l'ero fatto succhiare qualche volta, ma nel culo mai a messo, neppure trans. Puoi considerarti il primo Giuseppe. Però sai non è stato male, magari ci riprovo. Sempre meglio che segarsi è."

Giuseppe un poco perplesso.

"Si ma andiamoci piano, un'altra scopata del genere e mi devi accompagnare all'ospedale accidenti a te."

(La storia continua in un secondo capitolo).














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